Residenza della Beata Vergine Maria
Il recupero della Residenza della Madonna di Fusignano ha inizio nel febbraio del 2000 quando, assolti tutti gli adempimenti e ottenute le autorizzazioni di rito, si possono affrontare i veri malanni che l’affliggono. La struttura lignea che supporta l’argento è affaticata dal tempo e dalle cure ricevute nei due secoli di vita, non sempre adeguate.
La Residenza si presenta frontalmente con un grande pannello centrale che incornicia l’immagine della Vergine. Questa cornice in argento sbalzato porta, agli angoli, delle fibule con al centro, incastonata, una pietra di colore rosso chiaro. Sormonta la cornice e ricade lateralmente, un drappo argenteo gradevolmente appoggiato, racchiuso in alto dalla corona. Un arcobaleno di smalto su lastra d’argento laminato oro, idealmente attraversa l’immagine, mentre nuvole sbalzate sono intersecate da raggi dorati che alleggeriscono la scena dando profondità. Angeli a coppie o singoli con ali dorate si affacciano in adorazione. Completa il tutto un gruppo di quattro angeli alla base della cornice. Sei colonne scanalate con capitelli ionico-corinzi sorreggono la cupola a cassettoni dove si alternano fondi dorati, fiori, stelle e lastre in argento lucido. La base della struttura, che ha un fronte di circa cm.120 ed una profondità di cm. 40, presentava il rivestimento argenteo gravemente danneggiato ed in larga parte mancante. Dopo il distacco dell’argento, la struttura lignea è stata risanata e consolidata dal Sig. Antonio Stoppa onde poterne fruire per gli scopi per cui era stata costruita. Dopo un primo lavaggio dell’argento si è proceduto a saldare le spaccature, a consolidare e raddrizzare le torsioni. I pannelli di maggior pregio della base, quelli frontali a sbalzo con parti lucide lasciavano intravedere un’antica originale doratura consunta dalle ripetute pulizie con prodotti abrasivi che nel tempo hanno lasciato vistosi e grossolani residui negli interstizi della cesellatura.
Siccome il pannello presentava diversi danni e maldestri interventi di riparazione con applicazione di stagno, si è proceduto all’asportazione di tutto lo stagno saldando le varie parti con l’argento.Inoltre il reliquario, a forma di ovale con vetro frontale fissato da denti metallici, a sua volta presentava la croce, il nastro e la cornice di pietre fissati molto precariamente.
Nell’operazione di smontaggio sono comparse diverse lastre traforate le quali dovevano lasciare apparire un contrasto suggestivo di argento lucido e argento dorato che allo stato attuale appare molto sbiadito. Il pannello centrale composto da quasi 200 pezzi era fissato alle colonne e alla fascia sotto alla cupola con tutti i possibili mezzi di ferramenta.Le nuvole e gli angeli, vittime di diversi smontaggi e rimontaggi non sempre fedeli, presentano violenti tagli da cesoie di certo non opera dell’autore, sempre preciso e perfetto nelle parti a “vista”.La corona con la quasi totalità dei rostri rotti, mancanti di diversi fiori e castoni di pietre, fissata anch’essa con viti e chiodi che ne avevano deformato la sagoma, già dopo la saldatura dei rostri, la messa in forma e il lavaggio sbiancante presentava la sua proporzionata bellezza: è realizzata a sbalzo e cesello con sei foglie che sorreggono il globo con la croce, e alla base una fascia con una doppia fila di borchie e scanalature verticali impreziosita da sette fiori con castoni di paste vitree rosse, incastonate a notte. I fiori mancanti realizzati a mano esattamente come gli originali portano incastonati granato rodolite naturale e sono punzonati con il marchio 32RA identificativo del laboratorio Paolo Ponzi e dal titolo dell’argento 925/1000. La vecchia doratura a fuoco o ad amalgama di mercurio, altamente pericolosa, è stata sostituita dalla doratura al cianuro ancora oggi in usa, ma che fu introdotta solo nel 1840.
Fondamentale è stato il lavoro del Sig. Stoppa sulla parte lignea, alla quale sono stati successivamente fissati i vari pezzi d’argento. Siamo ora fiduciosi che questo raro esempio di alta argenteria sacra della Romagna, di poco posteriore alla rivoluzione francese, possa affrontare il nuovo millennio, augurandoci che non debba subire le traversie dei suoi primi duecento anni.
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